Annali del turismo 2022

GARDEN TOURISM. ANALISI E PROPOSTE PER UNO SVILUPPO TURISTICO SOSTENIBILE SUL LAGO D’ORTA

GARDEN TOURISM. ANALISI E PROPOSTE PER UNO SVILUPPO TURISTICO SOSTENIBILE SUL LAGO D’ORTA

 

 

Siria Moroso1

 

 

 

Abstract

GARDEN TOURISM. ANALYSIS AND PROPOSALS FOR A SUSTAINABLE DEVELOPMENT OF TOURISM IN THE ORTA LAKE AREA. – Overtourism is nowadays one the most discussed problems in the tourism sector. Beside this, seasonality of tourist flows represents another relevant debated issue. Both matters have an important impact on the health of natural ecosystems and local communities. A valid sustainable development strategy should take into account these two aspects, when planning activities of destination marketing and management of tourist systems. In this paper, the case study of Orta Lake area is presented to discuss how can modern types of tourism, such as garden tourism, help to change this scenery.

Keywords: Overtourism, Seasonality, Garden Tourism, Italy

 

 

Introduzione

Questa tipologia di turismo è conosciuta anche come “Garden Tourism”, nata in Inghilterra come turismo legato alle visite dei grandi giardini botanici […] È un turismo mosso certamente dalla curiosità e dall’occasione (si pensi ai moltissimi turisti che approfittano del soggiorno sui nostri laghi per farne motivo di visita), ma certamente anche da conoscenze culturali e scientifiche.

Se si riuscirà a gestirlo in modo da coordinare tutte le grandi potenzialità del territorio, questo turismo potrebbe riservare ottime prospettive generando ricadute economiche importanti. (Pastore, 2012, p. 215)

 

Con queste parole Oreste Pastore, Presidente del Distretto Turistico dei Laghi, dei Monti e delle Valli dell’Ossola fino al 2020, descrive il ruolo che a livello locale possono giocare nel settore turistico i giardini, da sempre considerati luoghi di incontri privati o sedi per occasioni pubbliche, in grado di assume diversi significati a seconda del periodo storico e del contesto territoriale in cui si collocano. Giardini e parchi pubblici rappresentano oggi, in un mondo sempre più digitale e globalizzato, spazi in cui vivere esperienze turistiche di valore, legate ai concetti di outdoor, green e sustainability.

Il moderno fenomeno del garden tourism affonda le sue radici nel mondo anglosassone del XIX secolo quando, agli albori del fenomeno turistico, si iniziano a percepire le opportunità di fruizione che gli spazi verdi offrono ai visitatori provenienti, in primo luogo, dalle grandi città, come ben viene descritto da Richard Benfield, autore di due dei maggiori volumi dedicati a questo soggetto (Benfield, 2013; 2020). Un fenomeno, quello del garden tourism, che assume forme e caratteri diversi e nuovi a seconda del punto di vista da cui lo si osserva: sia esso più legato a prospettive prettamente turistiche e di marketing, come in Benfield o Connel (Connel, 2005; 2002), sia di carattere maggiormente storiografico, come l’approccio di autori italiani quali Zoppi e Impelluso (Zoppi, 1995; Impelluso, 2005).

Partendo da queste premesse, la seguente trattazione offrirà dapprima una panoramica sulla nascita del fenomeno turistico nei giardini in contesto europeo, per poi focalizzarsi sui recenti sviluppi nel territorio del Lago d’Orta in una prospettiva volta all’inserimento del garden tourism all’interno di una cornice progettuale a favore dello sviluppo di forme di turismo sostenibili.

 

1. Nascita e sviluppo del garden tourism: dall’Età Vittoriana all’era post-Covid

Le origini dell’interesse per i giardini e il giardinaggio da parte degli anglosassoni sono da ricercare nel periodo in cui l’uso di intraprendere il Grand Tour, tipico delle famiglie benestanti inglesi, a partire dalla seconda metà del XVII secolo, spingeva molti giovani colti ad avventurarsi in lunghi viaggi attraverso il continente per completare la loro educazione, studiando e approfondendo con l’esperienza sul campo la cultura europea. Essi avevano, così, l’opportunità di visitare tanto le nobiliari residenze francesi, quanto le storiche dimore rinascimentali italiane e i relativi giardini. Così, una volta di ritorno in Inghilterra, non di rado si dedicavano al restauro e alla sistemazione delle dimore di famiglia, anche sotto l’influenza delle nozioni acquisite e degli stili ammirati durante il loro tour sul continente. La sistemazione dei giardini annessi a tali abitazioni non era da meno (Rodrigues, 2015).

Successivamente, nel XIX secolo, in Inghilterra si diffuse il cosiddetto country house visiting, ovvero la pratica di far visita alle dimore in campagna della nobiltà e della borghesia inglese (Connel, 2005). Infatti, la Rivoluzione Francese prima e le Guerre Napoleoniche poi avevano reso difficile per i giovani rampolli d’Oltremanica visitare l’Europa continentale seguendo le rotte del tradizionale Grand Tour. Questo impedimento portò i nobili inglesi ad accentuare l’abitudine, già diffusa nei secoli precedenti, di farsi vicendevolmente visita presso le proprie abitazioni nelle pittoresche campagne inglesi. Così, con il passare del tempo il country house visiting divenne un vero e proprio fenomeno di massa, avvicinandosi sempre più al moderno garden tourism. La tendenziale crescita di interesse verso le residenze in campagna era legata a un generale aumento del tempo libero e dei mezzi economici a disposizione anche delle classi sociali meno abbienti. La rivoluzione industriale portò a un aumento generalizzato del benessere che, in concomitanza con il miglioramento dei mezzi di trasporto, permise a fasce ampie di popolazione di spostarsi per periodi più o meno prolungati in campagna, concedendosi riposo e aria salubre negli spazi verdi situati lontano dai grandi centri cittadini, che stavano diventando man mano sempre più popolosi, industrializzati e inquinati (Connel, 2005). La visita e la permanenza, seppur breve, in spazi verdi in aperta campagna rappresentava per le classi lavoratrici e della media borghesia cittadina un’occasione di svago e benessere, che contribuì a diffondere l’interesse per la visita ai giardini e per il giardinaggio tra ampie fasce di popolazione.

Le origini e i primi sviluppi del garden tourism sono, perciò, da ricercare proprio in Inghilterra e derivano da quel fenomeno, inizialmente riservato a ceti benestanti, che prese il nome di country house visiting e che successivamente fu allargato alle classi urbane meno abbienti, legandosi alla nascente pratica del turismo come attività di benessere e ricreazione per l’anima e per il corpo (Connel, 2005).

In epoca recente, lo sviluppo delle visite ai giardini come fenomeno turistico ha subito una forte crescita a partire dagli anni ‘90 del XX secolo. In quel momento, il mondo si lasciava alle spalle le difficoltà economiche delle crisi petrolifere degli anni ‘70 e dei primi anni ‘80, mentre la capacità di spesa della popolazione mondiale incrementava, generando forti cambiamenti anche nel settore turistico: la domanda di esperienze di alto livello aumentò e le richieste dei turisti si fecero sempre più sofisticate, portando al consolidamento di nuove forme di turismo (Benfield, 2020). Con l’aumento della domanda, il ventaglio di offerte in ambito di garden tourism divenne sempre più ampio: la visita al giardino iniziò ad arricchirsi di contenuti e attività che la rendevano un’esperienza a tutto tondo. Il parco o il giardino non erano più semplici posti dove trascorrere una piacevole giornata, ma divennero spazi che potevano contenere diverse attività e in cui sperimentare nuovi indirizzi. Ecco, quindi, che si iniziarono via via a valorizzare nella loro complessità diversi tipi di giardini: botanici, contemporanei, pubblici, d’inverno, di interesse storico o culturale e così via.

Oggi la valorizzazione in ottica turistica di un giardino si colloca all’interno di una nicchia di mercato e deve tenere conto tanto degli aspetti economici e finanziari, funzionali alla sostenibilità economica di un giardino, quanto di quelli scientifici, di ricerca e formazione, più legati alla sostenibilità ambientale e all’attenzione per l’educazione e sensibilizzazione ambientale. Si tratta, tuttavia, di una nicchia in veloce espansione, capace di attrarre segmenti di pubblico sempre più diversificati. Oltre ai target già consolidati (baby boomers; pubblico femminile; persone con reddito e formazione elevati; appassionati di giardinaggio; proprietari di case private con giardini; studenti), si stanno affermando nuovi pubblici, che continueranno la loro crescita nel giro dei prossimi anni: millennials; amanti delle attività outdoor; giovani nuovi proprietari di case con giardino; Generazione X (Benfield, 2020). Questa crescita di nuovi pubblici si deve in gran parte alla diffusione dei nuovi media comunicativi che permettono una fruizione delle informazioni tramite foto e video, mezzi particolarmente adatti alla valorizzazione di un giardino (Cerutti, Moroso, 2022). Già nel 2018 il National Gardening Survey Americano riscontrava una crescita rispetto agli anni precedenti della percentuale di giovani appassionati di giardinaggio: il 29% di coloro che possedevano un giardino e prendevano parte alle attività della National Gardening Association avevano tra i 18 e i 34 anni (Benfield, 2020).

Nel corso degli anni 2020 e 2021, le restrizioni legate alla pandemia da Covid-19 hanno accentuato la ricerca di attività ed esperienze incentrate sulla fruizione di ambienti naturali e spazi aperti. Nei momenti in cui il virus ha colpito più duramente la popolazione mondiale, in tutti i continenti si è ricorso in maniera più o meno stringente, a seconda dei singoli casi, a periodi di lockdown forzati, durante i quali i cittadini sono stati costretti a trascorrere gran parte del tempo presso le proprie abitazioni. Per i fortunati possessori di un giardino o un orto nei pressi di casa, questa è stata l’occasione per dedicarsi al giardinaggio. La National Gardening Association Americana ha condotto uno studio, inserito nel National Gardening Survey (Benfield, 2020) volto ad analizzare gli effetti della pandemia in relazione alla pratica del giardinaggio negli Stati Uniti nel corso del 2020. Ne è emerso che il 42% di coloro che hanno svolto abitualmente attività in giardino o nell’orto l’hanno fatto più di frequente rispetto agli anni precedenti a causa dei lockdown e delle chiusure degli esercizi commerciali. Dall’altra parte, molti parchi e giardini, solitamente aperti al pubblico, hanno affrontato la situazione implementando le risorse virtuali a disposizione degli utenti sui propri siti web o sulle pagine social. Uno dei casi più esemplari è stato quello del National Garden Scheme inglese (NGS)2, il network che dal 1927 in Inghilterra si occupa di gestire le aperture dei piccoli giardini privati in tutto il Paese con lo scopo di raccogliere per ogni giardino visitabile delle donazioni da devolvere in beneficenza a enti o associazioni attive nel sociale. Come si legge sul sito internet, durante i lockdown tra il 2020 e il 2021, il management del NGS ha chiesto ai proprietari dei giardini di realizzare dei brevi tour virtuali delle loro proprietà al fine di riuscire a tenerli “aperti” almeno in modalità digitale. Nella sezione “Virtual Garden Visits” della pagina web del network è possibile visualizzare più di 190 video che immortalano i giardini nelle diverse stagioni. Anche dopo la fine dei periodi di chiusura più stringenti, il NGS ha continuato a supportare la realizzazione di questo tipo di contenuto al fine di aumentare il quantitativo di donazioni, affiancando agli introiti raccolti fisicamente anche quelli derivanti dalle visualizzazioni online.

Altri esempi virtuosi, di giardini che hanno saputo sfruttare le difficoltà del periodo pandemico a loro vantaggio, arrivano dall’Italia, a cui la CNN ha dedicato l’articolo The Italian gardens hoping to change tourism (07 luglio 2021).3 Antonia Mortensen and Sharon Braithwaite, autrici del testo, evidenziano come i lunghi mesi di confinamento abbiano risvegliato nei turisti italiani e stranieri la voglia di vacanze outdoor immerse nella natura per l’estate 2021. Nell’articolo si evidenzia come i clienti richiedano sempre più esperienze di viaggio open-air personalizzate e flessibili e come ciò rappresenti un’occasione che l’Italia può cogliere non solo per riprogettare le esperienze in luoghi en plein air come i giardini, ma anche per cercare di porre rimedio al fenomeno dell’overtourism: spostare i flussi turistici su destinazioni, in cui gli ampi spazi naturali possono garantire sicurezza, salute e distanziamento interpersonale, risponde anche alla necessità di sollevare le più gettonate mete turistiche (tipicamente le città d’arte) dal peso del turismo di massa, garantendo così una maggiore diversificazione dell’offerta e la possibilità di intercettare più ampi segmenti di pubblico, adattandosi ad un mercato in continua evoluzione. Nell’articolo della CNN sono menzionati alcuni giardini che nel 2021 si sono riorganizzati per accogliere flussi crescenti di turisti, i quali erano drasticamente calati nei periodi più intensi della pandemia e nell’estate 2020. Spiccano i possedimenti della famiglia Borromeo sul Lago Maggiore, tra cui si annoverano alberghi, giardini e aree verdi nel Verbano. Nell’articolo si citano, inoltre, giardini come il parco botanico di Padova o Villa Arconati a Bollate. Ciò che lega tra loro questi esempi italiani è il concetto di rinascita, come si può leggere anche nel testo della CNN: «Alongside the Renaissance art that draws visitors from all around the world, Italy has gardens and green spaces dating back centuries.» I giardini, soprattutto in Italia, sono il posto giusto da cui ripartire per progettare nuovi scenari turistici post-pandemia e soddisfare le nascenti esigenze dei flussi che hanno ripreso a crescere.

 

2. Garden tourism nel Distretto Turistico dei Laghi: opportunità sul Lago d’Orta

A livello locale la spinta verso esperienze turistiche sostenibili e outdoor porta a risposte di vario tipo da parte degli stakeholders e degli operatori turistici; una di queste è la creazione di reti composte da molteplici soggetti con l’obiettivo di valorizzare le risorse turistiche del territorio in maniera corale. Un caso interessante è stata la creazione nel 2020 all’interno del Distretto Turistico dei Laghi, dei Monti e delle Valli dell’Ossola, nel Piemonte nord-orientale, del network Ville e Giardini, che associa una serie di soggetti senza scopo di lucro con l’obiettivo di promuovere «la valorizzazione del patrimonio culturale, storico, artistico e naturalistico del territorio, favorendo le sinergie tra i proprietari e i gestori delle principali ville e giardini, la nascita e la messa a sistema di percorsi turistico-culturali dedicati ai giardini, alla botanica, al verde e al paesaggio, sviluppando nuove esperienze di visita tra cultura e green experience».4 A questa rete aderiscono 13 soggetti tra le provincie di Novara e Verbania, tutti accomunati da un’ambientazione estremamente calata nella ricchezza paesaggistica e culturale dell’Alto Piemonte: Colosso di San Carlo Borromeo, Parco della Rocca Borromea, Museo Meina, Sacro Monte di Orta San Giulio, Giardino Botanico Alpinia, Villa Giulia, Villa Maioni, Giardini Botanici di Villa Taranto, Villa Anelli, Sacro Monte di Ghiffa, Castello di Vogogna, Sacro Monte di Domodossola, Casa del Profumo Feminis – Farina.

La varietà dei siti visitabili presenti nel network evidenzia da una parte la pluralità delle sfaccettature che il settore del garden tourism può assumere, dall’altra estrema varietà di forme e definizioni che si associano all’immagine del giardino. Lo spettro di definizioni e di caratteristiche che si possono prendere in considerazione per valutare che cosa può essere inteso come giardino è quanto mai ampio. Se ci avvaliamo della definizione di giardino storico, fornita da ICOMOS (International Council on Monuments and Sites) e IFLA (International Federation of Landscape Architects) all’interno della Carta di Firenze del 1981, leggiamo: «A historic garden is an architectural and horticultural composition of interest to the public from the historical or artistic point of view. As such, it is to be considered as a monument» (ICOMOS, 1981, art. 1). Nell’art. 4 del medesimo documento l’accento viene posto sulle caratteristiche compositive e architettoniche da tenere in considerazione nella valutazione di un giardino storico: «The architectural composition of the historic garden includes: Its plan and its topography. Its vegetation, including its species, proportions, colour schemes, spacing and respective heights. Its structural and decorative features. Its water, running or still, reflecting the sky» (ICOMOS, 1981). È affascinante notare come tutto diventi, in questa descrizione, parte integrante del parco, tanto le componenti antropiche progettate dall’uomo, quanto quelle naturali. Il cielo stesso, riflesso nell’acqua corrente o ferma, zampillante da una fontana o racchiusa in uno stagno, diventa un tutt’uno con la composizione. Questo dettaglio è utile per comprendere la vastità dell’argomento e la difficoltà di identificare caratteri unitari ed universalmente accettati per poter dare una definizione univoca di che cosa sia un giardino e conseguentemente di che cosa sia il garden tourism. Tuttavia, è interessante osservare come un giardino, qualsiasi definizione a esso si associ, rappresenti una risorsa turistica di fondamentale importanza, sotto molteplici aspetti. Da una parte la valorizzazione di parchi e aree verdi costituisce un modo per rafforzare la ricchezza di una destinazione turistica, dall’altra un’opportunità per affermarne di nuove e contribuire a destagionalizzare e depolarizzare i flussi turistici. Nell’ambito del Distretto Turistico dei Laghi, quello del Cusio costituisce un interessante esempio in questa prospettiva. Per comprenderlo appieno, occorre fare cenno alle vicende storiche di questo territorio.

A partire dal 1219 e fino al 1767 gran parte del bacino cusiano ha fatto parte del principato autonomo della Riviera di San Giulio, della quale il Vescovo di Novara era signore pro tempore e che godeva di una certa autonomia politica e amministrativa con propri Statuti e consuetudini, protetta dalle vicissitudini storiche che hanno coinvolto nel corso dei secoli i territori piemontese e lombardo. Di quei lunghi secoli di governo autonomo rimangono testimonianze storiche ed architettoniche, di cui la più nota è forse il Palazzotto di Orta San Giulio. Questo edificio sorge nel centro storico del borgo, in Piazza Motta. Esso era un tempo il luogo in cui il Consiglio Generale della Riviera si riuniva per prendere decisioni di interesse collettivo ed esercitare il potere legislativo. Sulla sua facciata meridionale è raffigurato lo stemma di Orta: un albero al centro di un piccolo prato cinto da un muro. L’immagine del giardino è certamente richiamata alla mente, anche alla luce della scritta che lo accompagna: Hortus Conclusus. Queste parole a corredo dello stemma comunale hanno due significati. Il primo fa riferimento alla forte autonomia di cui godeva il territorio rivierasco, non essendo dipendente dalle decisioni politiche che venivano da Milano o Torino, cosa che lo rendeva da questo punto di vista chiuso e completo in sé stesso; in secondo luogo, si evidenzia in questo modo la caratteristica posizione geografica del Cusio, racchiuso come in uno scrigno tra i rilievi montuosi, separato a ovest dalla Valsesia e a est dal Verbano dai crinali delle Alpi Cusiane. L’impressione che si ha, avvicinandosi al Lago d’Orta attraverso le vie di comunicazione stradali, è proprio quella di giungere in un luogo incastonato nella sua statica quiete, protetto dai pendii verdeggianti.

Tuttavia, come scrisse Balzac in Les Employés ou la Femme Supérieure (1855), il Cusio è «il chiostro e la vita» («une Chartreuse et la vie!»): un vero e proprio hortus conclusus, nascosto da una cinta di monti, ma allo stesso tempo un luogo vitale, centro di scambi economici, sociali e culturali con il resto del mondo. Infatti, da qui molti emigranti partivano in cerca di fortuna, facendo lavori stagionali che consentivano loro di portare a casa quel tanto che bastava per sopravvivere (AA.VV., 1997). A fare da contraltare a questi movimenti emigratori si posero i primi flussi turistici. I paesi affacciati sul Lago d’Orta, infatti, sono stati nei secoli luoghi di villeggiatura per le famiglie benestanti provenienti soprattutto dalla zona milanese. Ne sono testimonianza le diverse guide stampate nel corso del tempo per accompagnare i viaggiatori. Un esempio è costituito dalle varie edizioni della “guida ai curiosi” redatta da Carlo Amoretti, bibliotecario dell’Ambrosiana, stampate nel 1794, nel 1801 e poi nel 1866, che, nel fornire una guida che fosse di supporto ai milanesi nei tour attorno ai laghi Maggiore, di Lugano e di Como, toccava anche le sponde del Lago d’Orta, oppure la guida Sketches of the Riviera and Lake of Orta (1867) dello scrittore W. A. Stuart (Cerutti, Moroso 2022). In particolare, il XIX secolo fu un periodo di riscoperta dei luoghi di villeggiatura più ameni e appartati, che portò nuovi investimenti nel Cusio, dove ricche famiglie restaurarono case e cascinali in decadenza o costruirono ex novo sontuose ville, andando ad arricchire il ricco patrimonio architettonico e artistico che, già a partire dal XVII secolo, impreziosiva il paesaggio lacustre, facendone luogo di villeggiature per antonomasia. Di ciò si trova nota nel testo dello storico Angelo Fara, La Riviera di S. Giulio, Orta e Gozzano (1861), dove egli descrisse le magnifiche architetture sorte sul lago:

 

[…] le nuove delizie sorte quasi per incanto ad ingemmare le sponde del lago, i sontuosi palazzi che illustrarono ed ingentilirono i nostri paesi, le amene villeggiature, che innamorarono di sé i cittadini, e fanno cotanto belli i giorni d’autunno […] Non è quarant’anni ed una sola casa campestre stava negletta sulla ripa occidentale in vicinanza della fontana di S. Giulio ed accoglieva la famiglia Bellosta detta comunemente del pascolo: ora un aggregato di molte e bene costrutte case atte a varii rami di commercio si ammira da lungi. (Fara, 1861, p. 28)

 

Il Fara sottolineò, inoltre, la piacevolezza delle giornate cusiane, nonostante la stagione invernale:

 

Qui la natura aiutò l’arte, e l’arte superò la natura. Nel rigido verno le verdi camelie e le dafni odorose non temono il gelo e la neve, cui poco raggio di sole tostamente discioglie; […] fra i boschi di peregrine piante, la magnolia, la grandiflora, il pinus strobus, ligistum hiapponicum, liburnum tinus, pinus abies nigra, pinus abeis alba, cupressus, arbutus omedo, e i mirti e molte altre fiorenti piante, formano col canto dolci melodie e per entro a quelle macchie svolazzando menano danze e carole gli uccelli; e dove di soavi rose la terra tutta germoglia (Fara, 1861, p. 29)

 

Arte e natura si fondono nello splendido scenario lacustre in un melodioso intrecciarsi della mano umana e del tocco divino, grazie al quale anche in inverno certe particolari specie vegetali non temono il freddo.

 

3. Garden tourism e Sustainable Development Goals: proposte di lavoro nel Cusio

Oggi più che mai il turismo rappresenta uno dei settori trainanti dell’economia cusiana, con dati che, dopo la crisi dovuta alla pandemia da Covid-19, hanno ripreso a crescere: per il 2021 si registrano oltre 230.000 presenze nei soli comuni rivieraschi (Gozzano, San Maurizio d’Opaglio, Pella, Nonio, Omegna, Pettenasco, Miasino, Orta San Giulio) contro le circa 90.000 del 2020 e in linea con i dati del 2019 (circa 240.00 presenze).5

Per valutare le possibilità di sviluppo di un’offerta turistica legata al garden tourism nel Cusio, è importante delineare quali sono i punti di forza, di debolezza, le opportunità e le minacce della zona. Uno dei maggiori punti di forza del Cusio è il suo pregiato paesaggio, una bellezza di cui sono protagonisti gli elementi naturali. Il blu del lago e il verde dei boschi sono i due colori dominanti. I molti giardini pubblici e privati sparsi sulle colline e nei borghi attorno al lago sono parte integrante di questo scenario ambientale. Oltre ad essi, sono presenti aree naturali protette, quali la Riserva Naturale del Monte Mesma e quella del Colle della Torre di Buccione, gestite dall’Ente di Gestione delle Aree Protette del Ticino e del Lago Maggiore, mentre parte dell’alta Valle Strona rientra nel Parco dell’Alta Valsesia e dell’Alta Val Strona, gestito dall’Ente di Gestione delle Aree Protette della Valle Sesia. A queste aree verdi, si affiancano le molte risorse tangibili e intangibili di carattere storico, artistico e culturale, risalenti a vari periodi storici, dall’età tardo-antica fino all’epoca moderna, che presentano varie opportunità di valorizzazione, molte delle quali ancora da sviluppare. Dall’altra parte, vi sono specifiche problematiche da risolvere, riscontrabili nella gestione dei flussi turistici sul territorio. Si riscontra, infatti, un’eccessiva concentrazione di turisti e visitatori in alcuni luoghi circoscritti (in particolare sulla penisola di Orta San Giulio). Ciò comporta il rischio di peggiorare la qualità della vita dei residenti e di generare eccessiva pressione sull’ambiente naturale. Da un lato, la domanda turistica si concentra su alcune specifiche zone, dal momento che il pubblico spesso non è a conoscenza dell’esistenza di altre realtà meritevoli di attenzione, le quali rimangono poco note e non valorizzate; dall’altro si riscontra un’eccessiva polarizzazione dell’offerta turistica e ricettiva solo in certi punti del Cusio. A queste problematiche si aggiunge la classica stagionalità dei flussi turistici che si concentrano nella stagione estiva e nei tradizionali periodi di vacanza annuali (Cerutti, Moroso, 2022).

Immagine 1: Analisi SWOT per l’area del Lago d’Orta

Fonte: Cerutti, Moroso, 2022

In questo scenario, i giardini rappresentano una risorsa chiave per lo sviluppo di proposte green e sostenibili. Il turismo, infatti, non è solo un mezzo per lo sviluppo economico di un un’area, ma anche un’ottima opportunità per contribuire allo sviluppo sostenibile del Pianeta, promuovendo buone pratiche per il rispetto dell’ambiente e delle comunità locali. Una chiave di lettura interessante del garden tourism si ottiene, quindi, inscrivendo questo fenomeno nell’ambito del turismo sostenibile, così definito dalla United Nations World Tourism Organization:

Tourism that takes full account of its current and future economic, social and environmental impacts, addressing the needs of visitors, the industry, the environment and host communities6

Un valido strumento teorico e operativo per l’elaborazione di proposte turistiche sostenibili nel contesto del garden tourism è l’insieme dei Sustainable Development Goals, elaborati all’interno dell’Agenda ONU 2030 (Cerutti, Moroso, 2022). Di seguito si propongono, quindi, spunti di riflessione e analisi su come alcuni tra i SDGs possano essere perseguiti attraverso la progettazione e realizzazione di esperienze turistiche nei giardini, con focus particolare sul Lago d’Orta:

SDG 4

Quality Education

.

L’approccio ai giardini in ottica turistica e sostenibile ha la capacità di

generare un circolo virtuoso capace di attivare azioni volte all’inclusione sociale

(

Jarvis, Horne

,

2019)

e alla sensibilizzazione ambientale

.

Con particolare riferimento ai giardini botanici, il

garden tourism

rappresenta un’occasione per conoscere meglio il mondo vegetale, grazie all’aiuto di esperti e guide specializzate. In questo contesto la didattica ha un ruolo fondamentale in riferimento soprattutto alle attività per scuole, famiglie o gruppi di persone con disabilità

.

SDG 8

Decent Work and Economic Growth

.

Lo sviluppo turistico di un’area porta con sé maggiori opportunità di lavoro per la popolazione locale: lo sviluppo di nuove proposte e il rafforzamento della filiera turistica

, anche legata al g

arden tourism

,

possono garantire crescita economica e creazione di posti di lavoro.

SDG 11

Sustainable Cities and Communities.

Sviluppare proposte turistiche alternative alle classiche mete

contribuisce ad arginare

l’eccessiva polarizzazione e stagionalità dei flussi turistici

, che sul lago

d’Orta

gravano attualmente in punti specifici, come Orta, la sua penisola, l’Isola di San Giulio e pochi altri. Se aperti al pubblico, la capillarità con cui i giardini cusiani sono diffusi sul territorio

(Lodari, 2017)

permetterebbe di disperdere tali flussi e alleggerire la pressione turistica sulla comunità e sull’ambiente naturale, incentivando la riscoperta di risorse culturali e paesaggistiche che

ora passano

in secondo piano. Il secondo problema che si riscontra spesso sul lago d’Orta e in altri contesti del Distretto Turistico dei Laghi (ad esempio sul Lago Maggiore) è il drastico calo delle presenze nel periodo invernale. Pensare attività e occasioni di visita ai giardini

, godibili in tutti i periodi dell’anno

,

anche in bassa stagione,

è un’azione che può

contribuire

concretamente

a destagionalizzare i flussi turistici

(Cerutti, Moroso, 2022)

.

SDG 13

Climate Action

. L

a cura del paesaggio

come patrimonio da tutelare e l’attenzione all’ambiente naturale

, promossi dal

garden tourism

,

contribuiscono

a limitare il consumo di suolo e la cementificazione portando benefici a livello ambientale.

Ciò incentiva la tutela del paesaggio, degli ambienti naturali e delle aree verdi come beni comuni da preservare in quanto fattori rilevanti nel contrasto ai cambiamenti climatici.

SDG 15

Life on Land

. I giardini sono luoghi in cui il contatto tra la dimensione ambientale e quella umana è assai evidente. Essi fanno parte del patrimonio culturale e naturale di un territorio e, in quanto tali, vanno valorizzati e tutelati: possono essere considerati come dei

veri

monumenti viventi. Attivare proposte turistiche nei giardini significa poter sensibilizzare i visitatori al rispetto per la vita vegetale e animale al loro interno. Attualmente, infatti, larga parte della popolazione a livello mondiale vive in città dove il contatto con la natura è assai limitato: è possibile sviluppare proposte turistiche nei giardini per avvicinare i visitatori agli elementi naturali e diffondere una cultura di rispetto verso la vita vegetale e animale.

S

DG 17

Partnerships for the

G

oals.

Come scrisse Balzac

, il lago d’Orta è

uno spazio racchiuso tra i monti,

quasi

un

grande

hortus conclusus

, ma allo stesso tempo

è uno

spazio vitale, patria di aziende che intrattengono rapporti commerciali con

il resto del mondo

e

meta di intensi flussi turistici

. Questa duplice anima rischia spesso di tradursi in un’estrema frammentazione dell’area: gli

stakeholders

locali rischiano di perseguire interessi singolari e a volte faticano a entrare in dialogo tra loro. Creare e attivare una rete di giardini visitabili e iniziative turistiche in dialogo tra loro su tutto il territorio cusiano è un’occasione per incentivare politiche di dialogo e collaborazione tra soggetti pubblici e privati per la realizzazione di progetti turistici che tengano conto delle esigenze della comunità locale e dell’ambiente naturale.

 

Conclusioni

Le crescenti esigenze della popolazione mondiale, emerse in seguito all’emergenza pandemica Covid-19, spingono sempre più a riflettere sull’opportunità di sviluppare proposte turistiche di eccellenza nei parchi e nei giardini storici, contemporanei, botanici, pubblici, privati e così via.

Contatto con la natura, movimento all’aria aperta, attività didattiche, momenti di inclusione sociale, studio e conservazione botanica, cura del paesaggio, tutela del patrimonio storico, artistico e culturale, promozione territoriale, sviluppo economico e sociale, difesa dell’ambiente, raggiungimento degli obiettivi di sostenibilità: questi sono solo alcuni degli aspetti e dei risvolti positivi che una corretta e proficua gestione del garden tourism porta con sé.

A livello locale, il lago d’Orta, inserito nel più ampio contesto del Distretto Turistico dei Laghi, si configura come un luogo dove poter sperimentare formule di gestione della filiera turistica legata al garden tourism in relazione agli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile per sviluppare un modello esportabile e applicabile ad altri contesti. È, quindi, possibile interpretare questo territorio non più solo come un hortus conclusus, ma come un vero e proprio “giardino aperto”, fonte di innovazione e sperimentazione in chiave green e sostenibile. Per fare ciò occorre incentivare la cooperazione tra stakeholders locali, operatori del settore, privati cittadini e amministrazioni pubbliche in modo da poter agire in rete, in maniera corale, seguendo le linee operative tracciate dall’Agenda ONU 2030, che si configurano oggi come alcuni tra i migliori strumenti in grado di guidarci verso un turismo più attento al futuro del Pianeta.

 

Riferimenti

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Laureata magistrale in Progettazione e Gestione dei Sistemi Turistici presso l’Università del Piemonte Orientale. Assegnataria di una borsa di addestramento e perfezionamento alla ricerca con il Centro Studi Interdipartimentale UPONTOURISM in materia di Garden Tourism.Indirizzo e-mail: siria.moroso98@gmail.com

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https://edition.cnn.com/travel/article/italy-gardens-botanical-tourism-cmd/index.html

https://www.distrettolaghi.it/sites/distrettolaghi.it/files/GardenTourism_18.pdf

Geoportale Arpa Piemonte: https://geoportale.arpa.piemonte.it/app/public/

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15 May 2023

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Siria Moroso Laureata magistrale in Progettazione e Gestione dei Sistemi Turistici presso l’Università del Piemonte Orientale. Assegnataria di una borsa di addestramento e perfezionamento alla ricerca con il Centro Studi Interdipartimentale UPONTOURISM in materia di Garden Tourism. Indirizzo e-mail: siria.moroso98@gmail.com